UN FORTE TEMPERAMENTO
Nei ritratti di Luciano Caldari c'è sempre un centro focale, che è insieme forma chiaroscurata e fisionomia che non si può sbagliare. Così queste figure di Caldari assicurano la loro durata, come nei ritratti antichi. Che cos'è infatti un ritratto se non il prolungamento dell'essere umano nel tempo? Caldari è riamasto uno dei pittori che hanno questa coscienza e da ciò deriva la sua singolarità, che il far parte della "Scuola di Cesena", come fu definito il gruppetto che accompagnò il suo nome a quello di Alberto Sughi e di Giovanni Cappelli, non ha per nulla indebolito.
La sua natura ombrosa di romagnolo l'ha portato fuori, pur essendo il suo valore largamente riconosciuto, dalle grandi strade del traffico artistico di oggi. E ciò ha indotto Caldari ad accentuare i caratteri singolari della sua pittura, tanto diversa da quel che si fa solitamente oggi. Caldari intanto ha una tecnica chiaroscurale che non indulge per nulla alla piacevolezza del colore, cosicchè la sua intensità di disegno è tutta bloccata come in un realista spagnolo del Seicento.
Voglio ricordare che Caldari è stato uno dei migliori giovani realisti degli anni '50 e che il dibattito artistico di quegli anni aveva a Cesena, in gran poarte per opera sua, un suo punto di fermo. Molti poi si sono dispersi, in conseguenza dell'indebolimento ideologico degli anni seguenti.
Caldari ha tenuto duro ed è maturato per la sua strada, concentrando anzi la sua visione, serrandola in composizioni dove la profondità è sempre intellettuale, mai sensoriale. Quando in Caldari c'è un colore che non sia il bianco o il nero, esso è sempre in una funzione logica, mai di gusto. E' per accentuare un'emozione, per organizzare un nucleo compositivo: allora un azzurro, un rosa prendono un carattere organico, pensato, profondo.
Il suo metodo non è dunque mai quello di lasciarsi andare alle sensazioni, piuttosto quello di esprimere un'idea, che egli si è fatto in lunghe meditazioni, sul substrato di un temperamento altamente romantico, che lo apparenta alla razza dei pittori del primo romanticismo dell'Ottocento. Un temperamento forte molto doato, fuori dal comune.
Dalla sua pittura sorge una visione malinconica ma dolce della vita, in un isolamento che distingue gli artisti migliori nei periodi in cui le personalità si cancellano per lasciare libero andazzo alle mode.
Cresce allora la leggenda del carattere particolare, poco socievole, che spesso è una difesa della poesia che si porta dentro, una difesa del proprio amore per gli uomini e del segetro, (perchè sempre è un segreto), della fonte poetica che mantiene l'ispirazione.
Anche se non sono più gli anni in cui questa poesia veniva capita subito e subito apprezzata, non esitiamo ad affermare che questa matura presenza di Caldari è uno dei punti fermi della pittura italiana contemporanea.
Raffaele De Grada (Presentazione per la personale alla Galleria d'Arte A.A.S.T. Cesenatico,1966)
"Il bevitore" - 1973 Tempera su Tela cm. 65x 75